Aumentare l’autostima“, “Migliorare la propria autostima“, “Avere più autostima“, quante volte abbiamo sentito o letto questa frase? L’autostima sembra essere diventata il Sacro Graal dei tempi moderni, la chiave del successo e della felicità, il fattore chiave di una vita prospera e luminosa e, come tale, desiderata, ambita, inseguita spesso ossessivamente. E vista la quantità di manuali di autoaiuto, pnl, automiglioramento, su carta, DVD, siti internet, l’autostima sembra essere diventata niente meno che un prodotto: chi la promette, chi è disposto ad acquistarla. Sei obeso? E’ perché hai poca autostima. Tuo marito ti tradisce con la sua segretaria? E’ perché hai poca autostima. Fumi 100 sigarette al giorno? E’ perché hai poca autostima. La tua donna ti ha lasciato? E’ perché hai poca autostima. Non trovi lavoro? E’ perché hai poca autostima. E così via. Un prodotto, la panacea di tutti i mali, l’amore per se stessi venduto allo stesso modo di come si vendono le gomme da masticare.
Ma è veramente così? Possiamo ridurre l’autostima ad un bene tangibile il cui parametro principale è la quantità?
Definizione di Autostima
Per convenzione questo processo di valutazione soggettiva lo si divide in tre aspetti:
1. Cognitiva: ciò che l’individuo sa (o pensa di sapere) di sè, dell’ambiente in cui vive e si muove, delle persone che lo circondano e con cui interagisce;
2. Affettiva: da essa è influenzato il modo di amare, di sentirsi amato, di legarti alle persone, di instaurare e mantenere le relazioni;
3. Sociale: da essa è influenzato il modo in cui l’individuo si sente appartenente ad un gruppo e quanto da esso si sente riconosciuto e apprezzato.
L’autostima, quando è in equilbrio (citando William James, quando il rapporto tra il sé percepito e il sé ideale è 1:1), permette al soggetto di amare in modo sano se stesso (la sua immagine, la sua cultura, i suoi talenti, le cose che gli appartengono) e il prossimo, interagendo in modo armonico con gli altri e il mondo circostante. Se vi è un disequilibrio -vedremo dopo che anche la “troppa” autostima è un problema- il soggetto troverà estremamente difficoltoso il processo di accettazione di se stesso e il suo ruolo nella società.
Questo rapporto tra ciò che pensiamo di essere e ciò che vorremmo essere, nel corso della vita, non è stabile ma è estremamente dinamico, mutevole. Oscilla, in positivo o in negativo, sin da quando il soggetto sviluppa la consapevolezza di sè, ossia già nei primissimi anni di vita. L’asticella del livello di autostima inizia quindi sin da subito, attraverso la qualità del rapporto con i genitori o i fratelli, le prime interazioni con gli altri bambini, poi a scuola, con gli amici, i primi amori. L’impermeabilità della propria autostima agli “attacchi esterni” e alle prove, spesso dolorose, che riserva la vita, dipende moltissimo dal vissuto infantile del soggetto. Ma anche in età adulta la percezione di sé rimane malleabile, ristretta o espansa a seguito di piccoli e grandi traumi, delusioni, così come vittorie, successi, conseguimento di obiettivi.
Mancanza di autostima
Quando, consciamente o meno, vi è troppa distanza tra il sé percepito e il sé ideale, il soggetto si sentirà insicuro e per nulla meritevole di considerazione e riconoscimento da parte del prossimo.
Spesso il primo sintomo è la tendenza, reiterata, ad isolarsi: con una scusa banale si diserta la festa di compleanno dell’amico, si comincia a preferire un panino mangiato alla scrivania piuttosto che il pranzo in mensa con i colleghi, si sviluppano esagerate -e immotivate- antipatie nei confronti di un’amica o di un parente per poter legittimamente mancare a serate fuori o ricorrenze in famiglia. Dato che lo sguardo e l’interazione del prossimo genera ansia nel soggetto carente di autostima, l’esilio volontario è, purtroppo, la prima reazione di difesa.
Esistono però tantissime circostanze in cui non sia materialmente possibile isolarsi. Quando si convive con il marito (o la moglie), ad esempio, oppure quando si deve educare e crescere i figli. Oppure quando si fa un lavoro che per sua natura porta il soggetto a contatto diretto e continuato con il pubblico. La mancanza di autostima, specie nei suoi aspetti affettivi e sociali, può seriamente minare i legami d’attaccamento e la capacità produttiva.
Un altro sintomo della mancanza di autostima è l’invidia per il prossimo (spesso nei confronti di un soggetto particolare o, in astratto, un’intera categoria di persone). L’aspetto particolare di questo tipo di invidia è che ben raramente è rivolta a persone oggettivamente invidiabili, ovvero detentrici di straordinaria ricchezza, talento o bellezza; spesso questo sottile rancore è per persone comuni, coi quali il soggetto condivide un comune gruppo di appartenenza (ambiente lavorativo, amici…) ed è proprio la loro “normalità”, la loro apparente serenità, ad essere oggetto di profonda invidia.
Anche l’istinto a emulare e imitare azioni, abbigliamento, gestualità, eloquio di un’altra persona è spesso un segnale, forte, di una disarmonia nella percezione di sè. Senza dimenticare che l’insicurezza insita nei soggetti carenti di autostima può portarli ad esaltare e divinizzare terze persone: non è infrequente che le teorie di guru, santoni, religiosi, trovino terreno fertile proprio tra le persone in cerca di una propria identità, di un proprio ruolo, di affermazione e riconoscimento.
Nei casi più gravi -che spesso coincidono con una mancanza di autostima non affrontata per un lungo periodo- la disarmonia tra i due sé porta irrimediabilmente a patologie psicologiche ben più serie: la dismorfia (BDD), ad esempio, che porta il soggetto ad anoressia, bulimia, eccessivo ricorso a chirurgia estetica, dipendenze da alcool e droga (“… bevo per essere più brillante e simpatico quando esco…”). Senza dimenticare che il soggetto carente di autostima sarà maggiormente esposto ad ansia generalizzata, depressione, attacchi di panico.
Avere “troppa” autostima non è meglio di averne ” troppo poca”.
Abbiamo visto come il concetto di autostima (il “valore” che ognuno assegna a se stesso) non si conclude nel rapporto che si ha con la propria immagine ma ha riflesso diretto anche nelle relazioni con gli altri e il nostro ruolo nella società. Se è vero che chi soffre di mancanza di autostima tenderà a chiudersi e ad isolarsi per il timore del giudizio altrui, paradossalmente chi invece eccede nell’apprezzare se stesso finirà ben presto, volontariamente o meno, a sperimentare una sorta di progressivo distacco dal gruppo di appartenenza. Il cosiddetto “isolamento narcisistico”: l’estremizzazione di ciò che -in termini positivi e politicamente corretti- è considerato il culto della personalità.
In una società sempre più edonista e individualista non è raro che chi soffre di eccesso di autostima venga visto come una sorta di modello, degno di invidia e tentativi di emulazione. Questo però accade solo nella teoria, perchè nella pratica, nel medio lungo periodo, ogni gruppo sociale sarà istintivamente portato ad isolare ed allontanare colui che viene considerato “sbruffone”, “esaltato”, “pieno di sé”.
Non va inoltre dimenticato che sovente l’eccesso di autostima è in realtà fasullo. Costruito ad arte su una maschera, sulla base di convinzioni e piccole violenze psicologiche che il soggetto mette in atto su se stesso per sentirsi utopisticamente più forte: “Sei il migliore“, “Che razza di sfigati frequento!“, “Ottengo ciò che voglio“, ripetuti come dei mantra, versioni speculari delle pesanti critiche che il soggetto carente di autostima rivolge a se stesso. Che sono, tuttavia, fragili e vane nella stessa misura.
Aumentare l’autostima
La percezione di sé è altamente malleabile. E’ semplice che questa percezione sia distorta in negativo a seguito di delusioni e sconfitte, così com’è facile che venga distorta in positivo a seguito di vittorie e soddisfazioni. La mente non è un blocco di marmo ma è qualcosa di più elastico e, se vogliamo, anche più solido della pietra. E non è mai troppo tardi per abituarsi ad amare se stessi.
Ovviamente, se si ritiene di avere problemi gravi, patologici, di timidezza, insicurezza, ansia, o se si è già caduti nel vortice di alterazioni psichiche quali l’anoressia o dipendenza da sostanze, è bene intraprendere un percorso di guarigione differente, per andare alla vera radice dei propri disagi. Tuttavia i seguenti esercizi pratici -da eseguire anche durante un percorso floriterapico-saranno in grado, da soli, di dare quelle piccole soddisfazioni, piccole iniezioni di fiducia quotidiane che diminuiranno sensibilmente e progressivamente il tipico senso di inadeguatezza di chi ha poca autostima.
1. Fissare e perseguire piccoli obiettivi:
“Nutrire la propria anima di gratificazioni è il primo passo per amarsi”..
Ad esempio, fumi 20 sigarette al giorno? Fissati come obiettivo di fumarne 15. E, a fine giornata, gioisci di questo tuo piccolo successo. Sai di fare poco esercizio fisico? Fissati come obiettivo il fare 10 min al dì, il giorno dopo prova a farne 15, poi 20 min.. e gioisci di questi tuoi successi. Imponiti come obiettivo una giornata senza bere alcool, oppure una giornata senza mangiare dolci. Non devi scalare l’Everest a piedi nudi, devi solo passare al tuo cervello la seguente informazione: “Voglio fare una cosa, e riesco a farla“. E puoi farlo efficacemente solo attraverso le azioni.
La mente è facilmente ingannabile: dalle una piccola gioia, un piccolo successo, ed essa ti ripagherà imponendo al cervello di rilasciare naturalmente sostanze, come la serotonina ed il triptofano, che agiranno immediatamente sul tuo umore.
2. Farsi piccoli regali:
In altre parole: gratificazioni, piccole o grandi che siano. Donati un pasticcino alla fine di una giornata di lavoro, o un weekend in una SPA. Fatti un regalo, ogni giorno, una dimostrazione di amore per te stesso, fatta con lo stesso spirito con cui regali una rosa alla tua amata, o un giocattolo a tuo figlio.
Molti ricorderanno la serie tv “Twin Peaks” di David Lynch. In una puntata l’agente Dale Cooper, magnificamente interpretato da Kyle MacLachlan, interrompe un’indagine in corso per recarsi in un bar, acquistare una pasta, sedersi al tavolo e gustarla in pace. Interrogato sul perché, risponde: “Ogni giorno mi faccio un regalo, e non volevo che finisse questa giornata senza aver assaggiato questa deliziosa pasta“.
La via Floriterapica
Contrariamente a quanto molti pensano, la floriterapia -che per problematiche come l’autostima è la più efficace, tra le vie naturali- non consiste nella mera assunzione di un fiore o di una miscela di fiori. Essa parte dal porsi, senza veli, di fronte alla propria natura, al proprio carattere, al proprio vissuto, ai propri traumi irrisolti. Solo in un secondo momento il consulente potrà indicare un percorso di risveglio volto ad armonizzare la persona e ripristinare gli equilibri interiori che promuovono una maggiore autostima e un rapporto più organico con se stessi e il prossimo.
In buona sostanza la via dei Fiori di Bach trova naturale applicazione in tutte le problematiche legate all’autostima, ma la scelta di una miscela, la relativa modalità di assunzione, nonché i tempi entro cui aspettarsi i primi miglioramenti, passano necessariamente attraverso un colloquio sincero con un consulente. Nella maggior parte dei casi, il soggetto si sente motivato e sollevato già dalla prima consulenza.
Rosalba Bruno
Nota: la figura del LIFE COACH e del FLORITERAPEUTA non vuole sostituirsi a quella del medico, dello psicologo o di altre figure professionali, non si occupa di diagnosi o di patologie mediche né di curare dei sintomi, ma di riequilibrare tutti quegli atteggiamenti emozionali negativi che possono, alla lunga, favorirli.